Nel frattempo l'etereo Ferrara, previa esame del sangue (è ilare e gentilmente ironico), lancia la sua lista "Pro Life" (latino/anglo: significa "a favore della vita") arruolandosi con entusiasmo nelle truppe d'assalto del cattolicesimo oltranzista. Resta da domandarsi che relazione abbia la difesa della vita con l'auspicato ritorno, sic et simpliciter, all'aborto clandestino (e/o di lusso).
Per rispondere, proviamo a dipingere un plausibile quadro dell'Italia post abrogazione della 194:
- una consistente e crescente fetta di cittadine, abituate a navigare in Rete, a conoscenza dei voli low cost, con una marginale conoscenza dell'inglese, si rivolge semplicemente all'estero ove ottenere i servizi negati in patria. In questo "estero" così vicino si assiste in breve ad un proliferare di siti ed organizzazioni che offrono - in italiano - una interruzione volontaria di gravidanza sicura, legale e non umiliante.
- una seconda tranche di cittadine - italiane - meno acculturate ma dotate di una minima capacità economica, alimenta il finalmente rinato mercato del cucchiaio d'oro. Rinato ma non così fiorente come un tempo! Tante clienti sono sfuggite dalla trappola, mugugnano gli abrogazionisti, mentalmente fermi al 1970. Peraltro queste - paganti - possono essere ragionevolmente certe di sopravvivere all'operazione senza gravi danni (fisici) e di non incappare nelle maglie della giustizia.
- una terza, dolente fetta, sottoproletaria e/o extracomunitaria, priva di strumenti linguistici ed economici, è vittima dei macellai ed alimenta la schiera di quelle che muoiono sotto i ferri della mammana, che restano storpiate e che incappano con certezza nelle maglie della giustizia onde essere additate alla pubblica riprovazione come esempio del rilassamento morale nei ceti popolari.
- il numero di neonati rinvenuti morti nei cassonetti e sui nastri trasportatori della differenziata aumenta vertiginosamente, ma i direttori delle reti TV nazionali sono invitati a glissare sull'argomento.
- Il potere maschile sulle donne, in un'Italia sempre più piccola e più marginale, si consolida.
Notiamo la caratteristica saliente della società che abbiamo tratteggiato: non è la cupezza ipocrita, ma la sua stratificazione premoderna. L'accesso ai servizi, come lo status di fronte alla legge non è più garantito dal mero essere cittadini e contribuenti, soggetti ad un'unica norma, ma dalla cultura, dal censo e dalle relazioni personali e familiari. Una società neofeudale non ha molte chances di sopravvivenza, come società, nel mondo globalizzato, ma ho il sospetto che questa sia l'ultima delle preoccupazioni nutrite dai principali registi del dramma.
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