Prosegue il lento, ma sicuro, avvicinamento al numero tatuato sul braccio. Giusto il tempo per consolidare un Noi, contrapposto ad un Loro, soffiare sul fuoco dell'allarme sociale, sollevare una cortina fumogena che mascheri le nostre mire eversive agli occhi dei prolet [1], marcare la distanza da un'Europa che sentiamo come una minaccia per la soddisfazione dei nostri appetiti e che possiamo ben disprezzare: "Il popolo è con noi!" E' con noi nella spartizione del bottino: da una parte mano libera nella frantumazione dell'unità nazionale, dall'altra, mano libera nell'assalto alle frequenze, all' "etere", alla sottomissione dei quattro poteri alle strategie dello zaibatsu mediatico che gestisce direttamente - senza inutili ed antiquate mediazioni [2] - lo Stato.
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[1] Sono in debito per il termine con George Orwell. Devo notare però alcune differenze tra il mondo descritto in "1984" e la nostra attuale realtà: Là "prolet" denotava la massa indifferenziata dei non membri del Partito, tenuta ad un livello di mera sussistenza e non sottoposta al controllo dello schermo televisivo, qui "prolet" è il coatto piccoloborghese che aspira al consumo affluente e si concede con spontaneo entusiasmo (la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza..) agli slogan dell'onnipresente conglomerato mediatico/produttivo. L'introduzione della "neolingua", grande invenzione, non ha quel ché di forzato che troviamo nel romanzo, ma procede tanto più speditamente e con successo quanto più la storia, invece di essere sottoposta ad una faticosa (ed inutile, lo comprendiamo adesso) riscrittura, viene semplicemente e genialmente, rimossa. Il "bispensiero" peraltro, è già pratica comune ed automatica dell'intellettuale organico al racket.
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[2] L' "amico Craxi" che allunga un salvagente alle reti televisive in difficoltà, (di qua il potere politico ed il Parlamento, di là il palinsesto, l'audience e il prime time) fa quasi tenerezza, alla luce dei presenti sviluppi, un po' come la cerbottana di fronte al tank.
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