lunedì 7 luglio 2008

Razza briatora

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Da: "Classe dirigente," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2008 -http://it.encarta.msn.com © 1997-2008 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

"Classe dirigente In scienze sociali, l’insieme di tutti coloro che svolgono una funzione di direzione economica, politica, intellettuale o morale all’interno di una società: dirigenti d’azienda, uomini politici, intellettuali, capi religiosi ecc. Spesso l’espressione è utilizzata come sinonimo di classe politica, o di classe dominante.

La classe dirigente non è, di per sé, una classe sociale in senso proprio. Essa, infatti, se da un lato può essere composta, almeno in linea di principio, da individui che provengono da tutte le classi sociali (ad esempio da leader sindacali appartenenti alla classe operaia, da politici appartenenti alla classe media, da grandi imprenditori borghesi ecc.), dall’altro può essere costituita da un’unica classe sociale nel momento in cui questa diventa egemone (come la borghesia imprenditoriale nel periodo della Rivoluzione industriale e la classe operaia nell’elaborazione teorica del comunismo)."

La "classe dirigente" in Italia - ammesso che ne sia mai esistita una - è scomparsa, sostituita dalla nebulosa mutevole e sfuggente di "quelli che arraffano": la razza briatora, i cui membri, sbalzati dal nulla e per caso davanti ai riflettori, un attimo dopo, avendo nel frammentre distrutta più ricchezza di quanta siano riusciti a goderne, affondano nel buio dei rinvii a giudizio e del carcere.

Lo stesso premier ha raggiunto la sua, pur enorme, ricchezza non per meriti personali o qualità eminenti - che l'abbiano posto in una dimensione inarrivabile dalla massa - ma unicamente per un sovrappiù di spregiudicatezza, di disprezzo dell'altro, di mancanza di scrupoli. Insomma una serie di abilità - esercitate in sommo grado - ma tutte al negativo e che, proprio per questo , lo rendono così simpatico alla sua audience (che coincide in larghissima misura con la platea dei suoi votanti): è "de noantri". Ognuno sente che in fondo potrebbe diventare come lui, sol che fosse disposto a "lasciarsi andare". [1] Richiamo irresistibile per un popolo affascinato dalla canaglia (beninteso, organizzata), nella quale vede una scorciatoia per il successo e che disprezza la legge e la cultura, in quanto faticose, "da fessi". Il nostro ne è ben consapevole ed anche nella plateale esibizione del suo potere economico, anzi meglio, della sua "ricchezza" preferisce un lusso di tipo accumulativo, facilmente apprezzabile dal lettore di rotocalchi, a quello problematico fondato sulla misura di un gusto personale ed esclusivo. Non "una" villa, riservata e di gran livello, ma quaranta, tutte accuratamente kitsch, nella dimensione estetica immediatamente attingibile dal Sor Mario e dalla Sora Cesira, non Muti ma Apicella. Si capisce che, ad un matrimonio, sarebbe il primo a porre davanti alla sposa un piatto con un cetriolo e due patate, ad organizzare, sudato ed entusiasta, la caccia alla giarrettiera, a dare il "la" alle barzellette grevi.

[1] anche chi non sia disposto a "lasciarsi andare" trae comunque una facile gratificazione dal confronto col premier: "sono meglio di lui" può esclamare a un dipresso chiunque, guardandosi la mattina nello specchio, senza tema di mentire eccessivamente. Ulteriore motivo di gratitudine verso un uomo che, sollecito, ha ridotto la misura di tutte le cose alla dimensione delle proprie pecorelle.

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