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Una piccola nota: seguo, anche se non sistematicamente, l'anabasi della signora Palin (il mio motore di ricerca ha una cartella dove casca tutto il palinico - ed è un'alluvione crescente). Sono in stragrande maggioranza articoli o videoclip nei quali si scherniscono le gaffes, i lapsus, la palese inadeguatezza della candidata repubblicana, senza riflettere al fatto che è proprio questa inadeguatezza a renderla una temibile concorrente. Vedi, a questo proposito cosa dice di Palin un grande attore e conoscitore del pubblico come Clint Eastwood.
Già, perchè la maggioranza di chi usa il GPS (apparato non molto tolemaico, in verità) per orientarsi e si affida alla genetica (disciplina non molto creazionista, in verità) nella speranza di curare le proprie afflizioni, non trova poi una grande contraddizione tra la fruizione di queste ricadute tecnologiche di una scienza che le resta in gran parte ignota e la convinzione - alla quale è molto affezionata - che il mondo (piatto, al massimo moderatamente curvo, e circondato dalle sfere celesti, ove sono fissati gli astri) sia stato creato ex nihilo seimila anni fa, in sei giorni di assiduo lavoro, da un signore dotato di barba, una bianca clamide e vasti poteri [1] e che questo mondo sia stato realizzato - nei suoi tre regni - affinché l'uomo (la donna meno) lo signoreggiasse ad libitum [2].
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[1] Tra i quali mi ha sempre affascinato l'onniscienza: in epoca moderna, questa ha delle implicazioni non da poco. Presuppone, ad es. la conoscenza simultanea delle posizioni e delle velocità - passate, presenti e future - con buona pace di Heisenberg) di tutte le particelle elementari che costituiscono il creato il quale, di conseguenza, si assume come finito e non frattale, cioè composto da un numero - per quanto grande - finito di particelle, catalogabili per classi dimensionali.
[2] Il creazionismo - non a caso - piace quelli che non desiderano attribuire la responsabilità del cambiamento climatico alle attività antropiche (vulgo, signoreggiare il creato con un po' troppo entusiasmo...e in troppi)
1 commento:
Beh, ho avuto le mie difficoltà in passato a capire come potessero addetti ai lavori, del cui illuminismo non si potesse ragionevolmente dubitare, affermare la 'parità' tra la cultura scientifica ed altre forme di conoscenza. E' di questo, in fondo, che si parla. Alla fine, quando perfino il mio mentore americano avallò, in un discorso tra amici, un simile 'democratico' approccio, suggerii: ma su quale 'cultura' si fonda il progresso tecnologico della nostra società? Il mio mentore parve sorpreso. Peccato che non abbiamo poi avuto modo di approfondire la materia. Ecco, mi pare che non bisognerebbe confondere la 'parità' sul piano del diritto ad esistere con quella sul piano della valenza a produrre cambiamenti.
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