Va da sé che mi trovo in totale disaccordo - sia di metodo che circa i contenuti - con ciò che ci distilla Tamaro. E aggiungo che ritengo quest'articolo - con la sua arietta de noantre, il suo bonario buonsenso da sorella maggiore che apparentemente riflette su una storia comune a tutte, tanto alla Alcott - una operazione di disinformacjia di cui le donne - nell'attuale difficile momento - non sembra abbiano bisogno. Estraggo a campione, dal corpo del testo:
"[....] Sono più felici, mi chiedo, sono più libere le ragazze di adesso rispetto a quarant’anni fa? Non mi pare. Le grandi battaglie per la liberazione femminile sembrano purtroppo aver portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso. Non occorre essere sociologi [....]"
Sembra che Tamaro non venga neanche sfiorata dal sospetto che ciò che ha "portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso" (ammesso e non concesso che tutte le donne siano, e si sentano, oggetti) non siano state le "grandi battaglie per la liberazione femminile" ma una consapevole strategia capitalistica tesa a vendere merci tramite il corpo femminile ed il corpo femminile tramite le merci in una sorta di infernale feed-back di cui articoli come questo saldano la corazza ideologica.
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Sembra che Tamaro non venga neanche sfiorata dal sospetto che ciò che ha "portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso" (ammesso e non concesso che tutte le donne siano, e si sentano, oggetti) non siano state le "grandi battaglie per la liberazione femminile" ma una consapevole strategia capitalistica tesa a vendere merci tramite il corpo femminile ed il corpo femminile tramite le merci in una sorta di infernale feed-back di cui articoli come questo saldano la corazza ideologica.
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