lunedì 28 giugno 2010

Borges, Hesse, Manganelli and more

Un frammento di un recente dialoghetto con il mio amico Daniel W******** nel quale trattiamo delle gioie e dolori ai quali vanno soggetti i conferenzieri:

[...] Hesse? Ti suggerivo di leggere - a mo' di consolazione - quanto lui stesso dedica alle sue conferenze. Devi sapere che alla sua opera più nota, di poeta e romanziere, H. ha affiancato per tutta la vita una intensa attività di pubblicista, oggi poco conosciuta (più di 3000 recensioni, ad esempio!) e conferenziere. Evidentemente quest'ultima deve aver avuto luci ed ombre, tant'è che l'autore ne ha tratto un delizioso raccontino, del 1912, "Autoren-Abend", in italiano "Serata con l'autore" che trovi  in  H. Hesse, "Una biblioteca della letteratura universale" Adelphi, Milano 1984, nel quale descrive le disavventure di una sua conferenza serale nella Querburg guglielmina.

E ora, veniamo a Borges: (premetto che l'ho letto solo in traduzione italiana, certamente infedele ma, mi auguro,  non traditrice, e quindi mi manca il sapore e la cadenza dell'originale) 
Domandiamoci cosa ce lo rende così affascinante e prezioso. E', probabilmente, il fatto che egli si situa, in tutto ciò che scrive, e parlo della prosa,  all'incrocio dei possibili, sia che tratti dello scrivere (e degli scrittori, reali o immaginari), sia che tratti di interi mondi. Pensiamo ad es., parlando di mondi, all'Aleph e alla forza inesorabile con la quale quest'immagine ci colpisce, come se noi stessi fossimo ai piedi di quella scala, in quella cantina.
Bulgakov, con il mappamondo che Voland mostra a Margherita tenta un immagine simile ma con una forza drammatica incomparabilmente minore. Potremmo dire che, nell'armamentario di un Voland quel mappamondo sia quasi scontato, ce lo aspettiamo in un certo senso, come ci aspettiamo le buffe insolenze del gatto Ippopotamo. (A proposito, quanto del gatto del Cheshire c'è in Ippopotamo? E che relazioni ci sono tra questi ed il Gatto con gli Stivali dello Straparola, di Perrault e dei fratelli Grimm? E quanto di questi è transitato nel Gatto con gli Stivali che fa gli occhi dolci a Shrek? [Shrek, ein wenig schreklich, aber nicht so viel, insomma spaventoso, ma non troppo, adatto alle mammine e ai babbini moderni che tengono i loro pargoli lontano dalle favole, trovandole troppo schreklich!] )
E pensiamo con quale maestria Borges ci conduce per mano, in un sapiente gioco di riflessi, (lo specchio che inquieta i due amici dal fondo di un corridoio, i due amici che congetturano un romanzo fondato sulle omissioni, l'imprecisa citazione da un'enciclopedia irreale/reale, la pallida figura di un Herbert Ashe, che avrebbe potuto interessare Walter Pater)   alla scoperta del mondo parallelo dell'Orbis Tertius, e come questo, nel procedere del racconto assuma una densa e minacciosa consistenza che lo fa prevalere alla fine su quello che noi sappiamo peraltro bene essere il reale... 
Ma in fondo, l'intera opera di Borges è una riflessione sulla scrittura, un gioco sapiente, lieve ed ardito ove il mondo stesso è opera di scrittura e si dilata in vertiginose distanze. Non è necessario scomodare la Biblioteca di Babele, della quale l'autore stesso individua la ridondanza: 


"[...] ...a rigore, basterebbe un solo volume, di formato comune, stampato in corpo nove o in corpo dieci, e composto d'un numero infinito di fogli infinitamente sottili [...]" 


ma ci possiamo soffermare su un qualunque altro dei suoi testi magistrali, come potrebbe essere il "Pierre Menard, autore del Chisciotte"; già solo il catalogo dell'opera visibile, del Menard è una miniera di suggestioni! E questo tesoro non è che l'introduzione alla sua vera e segreta opera:

"[...] A dispetto di questi ostacoli, il frammentario Chisciotte di Menard è piú sottile di quello di Cervantes. Quest'ultimo, semplicisticamente, oppone alle finzioni cavalleresche la povera realtà provinciale del suo paese; Menard sceglie come «realtà» la terra di Carmen durante il secolo di Lepanto e di Lope. Che spagnolate non avrebbe consigliato una scelta simile a Maurice Barrès [1] o al dottor Rodríguez Larreta! Menard, con tutta naturalezza, le elude. La sua pagina non s'impaccia di gitanerie, né di conquistadores, né di mistici, né di Filippo II, né di autodafé. Neglige o proscrive il colore locale. Questo sprezzo testimonia d'un senso nuovo del romanzo storico. Questo sprezzo condanna Salammbó, inesorabilmente.[...]" [2]

Ecco qua, caro Daniel, cosa intendo con "il mondo poetico" di Borges: Il lasciarci guidare per mano dal tesoro di suggestioni che questo mago ci sciorina davanti con noncurante maestria, seguire nel filo della sua trama i possibili - e certi - debiti con la letteratura anche anglosassone - Chesterton, Shaw, Whitman - come se questi autori, e l'intera  opera loro, fossero una sua creazione.
[....] E Manganelli, è effettivamente interessante e degno di investigazioni, ma ci torneremo nei prossimi giorni.
Un abbraccio e buona permanenza a Parigi!
Guido


[1] Maurice Barrès "Du sang, de la volupté et de la mort"G. Charpentier et E. Fasquelle (Paris) - 1894 pp. 115 sgg  
[2] Con buona pace di Flaubert! E perché non approfittare dell'occasione per rileggerci appunto Salammbô? Ecco qua il link al sito dove possiamo scaricare gratuitamente - e legalmente - il testo: http://abu.cnam.fr/cgi-bin/go?salammb1

2 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Che "cuciture" intense e intriganti tra immensi mondi letterari... Grazie

Anonimo ha detto...

...ma perché chiosare questa 'scienza' sarebbe sminuirla. A vintott.

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