sabato 5 giugno 2010

Cinema Centrale

Associo la mia firma a quella di Daniela Santucci e Riccardo Bendinelli, che ringrazio pubblicamente per l'impegno profuso nella lotta per la riapertura del Cinema Centrale, l'unico cinema d'essai di Viareggio, chiuso dal Maggio 2009 dopo che la proprietà, una vicina parrocchia, ha sfrattato i gestori. Noto - en passant, ma sono un vecchio ateo beffardo - che la parrocchia proprietaria dell'immobile nel 2004 ha presentato un progetto che prevedeva la demolizione del cinema e la realizzazione di un rilevante volume con destinazione a negozi, uffici ed abitazioni, in una  posizione centralissima. Il progetto è - come dire? sospeso?, sì sospeso in un limbo silente, nella speranza che la memoria della cittadinanza si spenga, le proteste si plachino e le ruspe - auspice un'Amministrazione Comunale finalmente amica ed attenta agli interessi, perlomeno quelli molto terreni, della Chiesa - si possano finalmente mettere in moto. Quella che vi presento nel seguito è la risposta di Santucci e Bendinelli ad un signore che esprime evidentemente l'auspicio che il "brutto capannone" venga finalmente demolito. Non so dirvi altro, non avendo letto lo scritto del Palmieri. (grassetto mio)
Il video che potrete vedere cliccando sul titolo del post risale ad un anno fa. Intanto il cinema è chiuso ed i viareggini che vogliano una programmazione di qualità devono spostarsi a Pisa o Lucca. 

Sempre a proposito del Cinema Centrale

Gentile signor Amleto Palmieri,

abbiamo letto con molto interesse la sua lettera, perché finalmente qualcuno è uscito allo scoperto per esprimere opinioni diverse da quelle del Comitato e della gran parte dei cittadini. E la diversità, si sa, è il sale della democrazia.
Una cosa ci preme sottolineare subito: purtroppo per la parrocchia, e per quelli che la pensano come lei, non sono poche decine i cittadini che hanno protestato e continuano a protestare. Lei che dimostra di avere una buona memoria si ricorderà che Il Tirreno nel 2006 pubblicava ogni giorno centinaia di firme di cittadini che chiedevano di salvare il cinema. Furono infatti 4000 le firme che accompagnarono la lettera inviata al vescovo.
Ma la cosa più straordinaria, sempre a proposito di numeri, è che il 28 maggio scorso, ad un anno di distanza dalla chiusura del cinema, in poco più di due ore 248 persone hanno lasciato la loro firma sulla nuova lettera per il vescovo. 
Capiamo che questo possa disturbare chi aveva sperato nel lento passare del tempo. Ma così non è e non sarà neanche nel futuro. E il motivo è semplice: il Pidocchino è ancora vivo nei ricordi di persone della nostra generazione e di altri molto più anziani; il cinema Centrale non è stato solo cinema d'essai, un luogo di cultura, ma anche uno spazio di incontri e di relazioni, insomma uno di quei luoghi del cuore in cui una comunità cittadina si riconosce e non dimentica facilmente.
Lei, che ha una memoria così viva, dimentica invece alcuni passaggi importanti:
Il parroco Bergamaschi ha più volte affermato sulla stampa che avrebbe riaperto il cinema alla ripresa autunnale, cioè nel settembre 2009, con una programmazione di qualità. Per questo ha preteso gli arredi, i macchinari di proprietà del gestore, ha lasciato senza lavoro 4 persone. Quanto questi impegni, presi pubblicamente, corrispondessero alle reali intenzioni, lo dimostrano i fatti. Di più, la sala doveva servire per i giovani, per le prove di una compagnia parrocchiale, dove è finita tutta questa urgenza? La sala da un anno è inutilizzata. Sono forse spariti i giovani o le affermazioni erano fatte tanto per gettar del fumo?
Dopo la chiusura il Comitato non ha mai chiesto il ritorno alla vecchia gestione, anche perché queste sono questioni che riguardano dei privati, al vescovo abbiamo invece chiesto “che si adoperi per la riapertura del cinema con una gestione che possa coinvolgere una molteplicità di soggetti presenti in città con una programmazione culturale aperta e qualitativamente alta” cosa che il vescovo nel 2006 aveva sollecitato forse sulla base di esperienze già esistenti, ad esempio a Lucca.
Lei che ha una memoria così viva dimentica che sul restauro dell'Oratorio di San Giuseppe l'allora Amministrazione comunale era intervenuta, anche in questo caso pubblicamente, per garantire la copertura economica dei lavori in cambio del mantenimento del cinema. Ma il parroco rifiutò decisamente. Perché?
Che le intenzioni e gli interessi siano altri si capisce del resto anche da quello che lei dice a proposito del Centrale come brutto capannone e del possibile miglioramento in seguito al progetto di ristrutturazione depositato in Comune nel 2004 e mai ritirato. C'è chi preferisce conservare edifici storici e privilegiare un'attività culturale come il cinema, e c'è chi preferisce invece negozi di cenci, la strada buia di sera, appartamenti a carissimo prezzo. Tutti i gusti sono da rispettare, però per amore di verità, è bene chiamare le cose con il loro nome. La distruzione di un edificio storico a destinazione culturale, forse non bello ma sicuramente caro a molti, e la sua trasformazione in negozi, uffici, appartamenti per ricavarne un notevole profitto, ha un nome, si chiama speculazione edilizia, nel nostro disgraziato paese è legittima, ma non per questo meno deprecabile, che questa operazione la voglia compiere una parrocchia è ancora più grave. 
Anche se, dopo aver visto in tv proprio recentemente le inchieste giornalistiche trasmesse sulla 7 e su Rai 3 a proposito della gestione del patrimonio immobiliare da parte della chiesa, niente deve fare più meraviglia.
Dispiace ancora di più che questo accada a Viareggio, per lungo tempo la città dei preti operai, di don Sirio, di don Beppe. Ma quella era un'altra storia, una storia cristiana.

Daniela Santucci e Riccardo Bendinelli

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Da Palermo, faccio il tifo per la cultura e per il cinema...

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