lunedì 5 luglio 2010

Apocalisse alla napoletana

Ecco, sarebbe l'ora di smetterla. Smetterla di trattare Napoli come un fenomeno letterario, e di inquadrarne la vicenda nell'ambito complessivo del feroce colonialismo interno  in atto in Italia - a spese del Sud - dall'unità d'Italia ad ora.


"Troppo facile prendersela con gli intellettuali di sinistra. A cominciare da Pier Paolo Pasolini che, nel trattato Gennariello (uscito a puntate nel '75), a proposito di Napoli ebbe a definire il furto addirittura uno «scambio di saperi». Pasolini, che era certo di larghe vedute quanto a società e miserie umane, scriveva: «Un giorno mi sono accorto che un napoletano durante un'effusione di affetto mi stava sfilando il portafoglio, glielo ho fatto notare e il nostro affetto è cresciuto». Ma già sei secoli prima delle tentazioni [....]
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un mio compagno d'infanzia, morto prematuramente nel 1991, soleva dire: 'Accà ce vò 'a lava d'o Vesuvio'

squiliber ha detto...

Spiritoso, il tuo compagno d'infanzia! In ironica sintonia con gli appelli al Vesuvio del peggior leghismo. Ma, come dico nel breve commento all'articolo, al Sud e per il Sud sarebbe forse ora di riprendere in mano gli strumenti del materialismo storico, da contrapporre alla ferocia leghista, ma anche alle sparate tremontiane e alla mistica del destino.

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