giovedì 5 agosto 2010

Glossa a "Del dono e del donare"

Diamine, mi tocca intervenire! Un po' per preparare il terreno alle scuse che dovrò al mio amico (il quale per fortuna non legge il mio blog, ma potrebbe venirne indotto da qualche benintenzionato...); che gli dovrò, dicevo, per aver propalato delle confidenze fattemi – appunto – sotto il vincolo della confidenza, un po' per ringraziare chi lo ha lodato, un po' per rispondere, ove possibile, ad alcune critiche che gli sono state mosse.

Partiamo dalle prime considerazioni di Pandora: Certamente è facile concordare, in teoria, con i “pistolotti morali” circa l'obbligo dei riti e la sovrabbondanza dei beni materiali. Ben diverso, e scandaloso, è il trarne delle conseguenze pratiche. Credo che il timoroso rispetto che circonda gli eremiti, come anche i roghi che arrostiscono i Savonarola siano fondati su questa distanza; accorciata senza nulla chiedere agli altri, dall'eremita; rischiosamente annullata nel predicarla come modello di vita dai Savonarola.
Ora, posso dire di conoscere il mio confidente da una vita, e ne condivido i molti difetti (meno le virtù) ed in questa lunga frequentazione non l'ho trovato ne' arido ne' supponente. Burbero, impaziente ed incline alla solitaria meditazione sì, ed a volte molto egoista, ma anche generoso e capace di slanci. Insomma, una complexio oppositorum, come peraltro siamo un po' tutti. 
E poi, per ogni sior Cancian ghe xe una siora Felice - che lui ha trovato nella sua Pandora, ed io nella mia S*****, non a caso buone amiche - che rimettono le cose a posto e smussano gli spigoli caratteriali dei rispettivi mariti.
Quanto alla gratitudine per i doni, materiali ed immateriali, ricevuti dai propri cari, posso testimoniare personalmente di quanto essa sia viva in lui. Certamente nel trascrivere a memoria ho tralasciato molto di quanto confidatomi. E poi, una chiacchierata tra amici non pretende all'esaustività, dando per scontati tanti aspetti che sono ben noti agli interlocutori.
Aggiungo però, e questa è una mia considerazione, che chi si sia trovato ad attraversare il '900 sospetta facilmente circa la neutralità e l'innocenza del dono e l'astratto valore positivo del rito. In questo concordo pienamente con il vero e proprio disgusto - e terrore -  che il mio amico prova per quello che Adorno (personaggio bizzarro e sommamente antipatico, mi dicono) chiamerebbe “il cattivo rito”. Peraltro, più eremita che Savonarola, (non brillando per coraggio) mi par di capire come egli non pretenda di privarne gli altri aspirando unicamente ad esserne, per quanto possibile, esentato.
E veniamo al piacere della scrittura. Credo che possiamo tutti concordare circa il maggior valore di una frase ben costruita e ricca di significato. Il lettore se l'aspetta, e resta deluso da un polpettone insipido e sciatto, mentre tornerà con piacere sempre rinnovato ad un testo che dia la stura ad una cascata scintillante di nuove idee. Questo è il grande vantaggio del lettore rispetto allo scrittore, il quale difficilmente ritorna su quanto scritto. E vogliamo privarlo anche della momentanea soddisfazione che può provare nel cogliere la musicalità di quanto viene scrivendo? “Attento, ti stai autocelebrando....” risuona l'eco della Virtù all'orecchio di colui che è – dopotutto – il primo, critico lettore del nuovo testo.

Quanto a Mapiade, trasmetterò gli affettuosi saluti, rassicurandola circa la assoluta mancanza di sadismo e di volontà di giudicare gli altri nel mio amico.

Raffrag mi onora accostando il mio misero scritto alla sua recente e dolorosa esperienza, ma coglie comunque un fondamentale aspetto nei caratteri – così simili – del mio confidente e mio, attoniti testimoni di fronte ai dolori del mondo.


A Maria: ti sono veramente grato per l'affetto e l'apprezzamento. Dovrò riprendere, e rileggere attentamente,  la tua bella lettera a Langer....

Purtroppo, cara Pandora, la pratica di una (peraltro molto flessibile, segno dei tempi) coerenza porta facilmente a ferire le persone che si amano. Personalmente, preferisco ancora chi sia, o cerchi di essere, coerente con se stesso, non foss'altro per essere il sé l'indivisibile compagno dell'io. Forse, quella che tu chiami “sprezzante superiorità” è solamente un'infinita stanchezza....



1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Capisco che il mio apprezzamento per il tuo scritto ha un forte condizionamento ecologista, prima che un'origine etica: mi chiedo come andare avanti fabbricando (e acquistando, e regalando...)merci in modo esponenziale quando il nostro povero pianeta è finito...
Comprendo comunque le considerazioni degli altri. E mi permetto anche di esprimere, indossando altri punti di vista, solidarietà a Pandora...

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