lunedì 13 settembre 2010

Le amanti non regalano vino

"Le amanti non regalano vino" asserì convinto il demone scarlatto, ghermendo la bottiglia con un artiglio; "anche se questo  Château Lafite non è male. Ottima annata.... lo terrei a decantare un paio d'orette, minimo. E non guardarmi così,  tutti abbiamo i nostri piccoli vizi".
Il gesto del demone era stato accompagnato da uno scricchiolar di giunture:  "L'età; e il disuso"  si giustificò;  "vorrei vedere te, alla mia età; e poi, praticamente senza nulla da fare. Da un paio di millenni, direi.  Niente movimento, niente lavoro. La capacità di soffrire" - soggiunse - "dicono sia direttamente proporzionale all'immaginazione. Non è vero. La maggior parte degli esseri umani è totalmente priva di immaginazione.  Ma ciò nonostante - o forse proprio per questo -  si organizza e gestisce un perfetto inferno in vita.  Do it yourself.... Insomma, siamo praticamente disoccupati, mio caro!"
L'essere scarlatto e caprigno appariva in vena di confidenze, ed incline alla meditazione: "le amanti non regalano vino" - riprese - "regalano se stesse, l'aroma della loro pelle, l'inebriante sapore del loro sesso, l'ardore perso del bacio, il momentaneo, eterno oblio; la giovinezza; la giovinezza....".
"Ti ricordi?" soggiunse - non pareva molto disoccupato: lama acuta, la sofferenza ti passava il cuore al suono di quella voce bassa e ronzante che tu solo udivi; od aveva una rara abilità nel leggere i tuoi pensieri? - "Ti ricordi quando ad ogni notte eri certo che sarebbe seguita un'altra notte? Ed ad ogni donna seguita un'altra donna, uguale seppur diversa ? E in tutte, in tutte, celebravi la vita, la gioventù.... Lo spasimo dell'eterno presente che - allora - par  non debba cessare mai".  
"Devi essere grato a questa donna"  - e tu, a questa esortazione, che pur lo eri, cercasti freneticamente di mostrarti grato - "devi esserle grato; perché sul limitare della vecchiaia ti ha donato - e senza farti sentire troppo ridicolo -  un'ultima possibilità di rammentare, e con minuziosa precisione, il valore di ciò che in gioventù hai sprecato per sovrabbondanza, e che adesso stai per perdere. Ogni secondo che passi con lei ti è prezioso, perché lo sai essere l'ultimo. L'ulti-mo, caro mio".
"Non le hai detto tu stesso" - soggiunse implacabile - "proprio in questo letto, l'altra sera, che avresti voluto costringere i tuoi polpastrelli a ricordare..., cosa? il dolce rilievo del fianco nella penombra? il brivido che ti coglie nello sfiorarle la  spina dorsale quando, dopo l'amore ti si ranicchia di schiena porgendo la nuca assonnata ai tuoi baci lievi? Questo ed altro,  le hai detto, nel vano tentativo di fermare l'attimo. Ti vorrei chiedere: ricordano, i tuoi polpastrelli?".


A***, un eterno attimo prima (ma quanto possono essere eterni gli attimi che non vorresti mai vivere?),  si era sciolta dal tuo abbraccio nel letto disfatto: "devo andare in bagno" - da sola" aveva ammonito sorridendo maliziosa  con la sua morbida voce di contralto. Tutti i tuoi amori sono stati castani e con  voce di contralto; le bionde, non le ami; alcune addirittura ti repellono - e vieni ripagato di uguale moneta. Al chiudersi della porta, in fondo al letto era apparso lui,  come assorto in un suo pensiero ed intento a mordicchiarsi la punta della coda che portava ravvolta attorno alle cosce pelose. 


"No, non ricordano" - proseguì, trapanandoti l'anima - "non ricordano. Lei, è di là da questa parete; sono dieci secondi" aggiunse battendo con l'unghia sporca su di un disgustoso orologio cromato che - te ne accorgesti allora - gli brillava incongruo tra i peli del polso,  "ed è come  non sia mai stata". 
"Quanto saresti disposto a pagare, per fermare l'attimo? - 'Fermati, sei pur bello!' - ha fatto esclamare ad un suo personaggio qualcuno dei tuoi... No, non ti propongo contratti; non ho questo potere - nessuno lo ha -  è una finzione nei vostri romanzetti, o poemucoli. Un can barbone nero?" - il maledetto ti leggeva veramente nel pensiero - "macché, non li sopporto i cani io, e barboni poi, e neri... Preferisco un'onesta partitella, così alla buona, con te - mentre la tua bella è impegnata" - oltre la parete si sentiva lo scroscio della bain douche - " e poi, via verso altri lidi: E' l'amaro destino di noi piazzisti"
"Il mio aspetto?" - si interruppe lanciandoti un'occhiata timida e sfrontata - che vuoi? Sei un occidentale, nutrito di cultura classica; se la vuoi chiamare 'cultura'; mi ti presento sotto un aspetto che ti sia familiare, l'aspetto di uno dei vostri dei silvani. Il colore l'ho scelto io, invece. Non sopporto i colori spenti, mi muoiono addosso"  - ghignò tirandosi un ciuffo del volgare vello scarlatto - "non trovi che mi doni?"
"Ma passons. Mi rendo conto di aver a che fare con un raffinatone; perciò ti perdono", - in un lampo di silenzioso terrore ti domandasti cosa sarebbe avvenuto se avesse deciso di non perdonarti - " ed anche perché sei un tipino divertente. Mi rendo conto adesso di averti un po' sottovalutato quando ho trovato in lista il tuo nome ... No," - proseguì tormentandosi la punta della coda con gli artigli aguzzi - "ti chiedevo quanto saresti stato disposto a pagare proprio perché, - eh, eh, - entrambi sappiamo bene che non esiste prezzo".
"Ma poi" - capisti allora il vero significato del termine 'diabolico' - "pensi proprio di dover gratitudine alla tua nuova amichetta? Va bene, va bene, al tuo 'a-mo-re'! - non ti arrabbiare! capita a tutti, di usare un termine indelicato... Insomma, non sarebbe stato forse meglio se ti avesse lasciato all'atarassia che ti eri faticosamente conquistata?" 
"A quell'illusione dolcemente malinconica - che in te fosse 'ogni passione spenta'! - che ti aveva consentito di acconciarti un passabile tran-tran da... da 'pensionato-con-interessi!, ecco. E' vanto di ogni pensionato enumerare gli 'interessi' che coltiva, e dichiararsi soddisfattissimo della propria presente condizione. Figurati te, che pensionato effettivamente non sei".
"Insomma" - seguitò con un rapido sguardo di sottecchi - "ti eri impegnato  tanto ad 'elaborare il lutto per la giovinezza perduta' (ti meravigli? - sto facendo un'analisi didattica, tre sedute alla settimana - una palla! - per mantenermi aggiornato, se proprio lo vuoi sapere...), a rivestire le zanne del dolore con spessi strati di morbida riflessione anestetica, e zac.. ti arriva lei!"
"E' squisita..., non trovi? - donna, giusto nell'epoca della vita in cui la femminilità ha un'ultima fioritura, la più ricca e consapevole, ma senza l'amarezza delle disillusioni, dei fallimenti - sfrontata nell'amore come piace a te, eppur con timidezze da bimba che ti strappano il cuore e le consentono di esserti sinceramente grata per il piacere che le doni. - Come volano le ore con lei!"
Dopo un breve silenzio: "Non è stato facile, te lo assicuro, trovare un tipo così"   - aggiunse, e il piombo fuso delle sue parole ti scavava la pelle - "ma quando mi è capitata, non me la sono lasciata sfuggire. Per te, desidero solo il meglio! Mi piace lavorare con te - hai quel minimo di complessità   sufficiente a ripagare i miei sforzi, ma senza mettermi troppo alla prova. L'età pesa anche al demonio... te l'ho detto. Insomma, un po' di gratitudine la dovresti anche a me! - Mi sei un po' grato?"
"No, non mi sei grato, lo vedo! -  Ma dimmi: è lei che ami, o l'illusione della ritrovata giovinezza che ti dona?. Deve essere un dubbio, questo, che hai in qualche modo presente. Non mi spiegherei altrimenti il bisogno che hai di 'moderarti'  nel dichiararle i tuoi sentimenti. E non dirmi che lo fai perché siete entrambi adulti e maturi... perché la vostra relazione è troppo recente.... perché siete entrambi consapevoli dei vostri 'veri, precedenti ed intoccabili interessi'...  bubbole!!" - esclamò con voce strascicata -  "diciamo che la nostra comune amica - sì, basta con le ipocrisie, che diavolo! - ti ha messo di fronte, anche se un po' tarduccio, quando ormai le tue energie sono un po' declinanti, ammettiamolo -  alla questione delle tue - come chiamarle? - tendenze poligamiche?  Sì, di fronte al fatto che ti piaceva, ti piace un sacco - e dai! - saltare magari la stessa   sera dal letto di una al letto dell'altra (in mezzo una doccia accurata, con sapone profumato!, il mio prudente ipocrita...) e che il non sentirti colpevole di questo ti fa sentire tremendamente colpevole. E sei - o ti senti, il ché è lo stesso (l'inferno ve lo fate da soli, a me restano solo i ritagli, te l'ho detto..) - così bassamente immorale perché non riesci a capire cosa il tuo frequentare l'una sottragga all'altra, e viceversa. Non sei tenero?, sollecito? ardente? - con l'una così come con l'altra? Non le ami - e sinceramente - entrambe, forse?; non curi forse le ferite ad entrambe?;"
"Bene; è l'ora; credo che il tuo amore (non ripeto mai due volte uno sbaglio, hai notato?) abbia finito la sua toilette". Tu sentisti lo scattar della serratura, oltre la parete. "Ed anch'io, penso proprio di aver terminato con profitto la vendita dei miei prodotti".  - Nel dir così , saltato a pie' pari in una sporca valigetta da commesso viaggiatore che era apparsa sul materasso, chiudendosi dietro il coperchio con un guizzo della coda di fiamma,  sparì.     

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giacché hai egregiamente introdotto il tema, caro Guido, mi concedo una parafrasi 'faustiana', così come me la suggerisce la tua deliziosa riflessione: 'o lente lente currite juventutis equi'.

A presto

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