venerdì 25 marzo 2011

Japan's "Fukushima heroes" battle nuclear crisis in anonymity

Proprio iersera ascoltavo un gruppo di  giornalisti - convinti nuclearisti - che portavano a sostegno della scelta atomica il conto delle vittime immediate: quanti sono morti a Chernobyl? pochissimi!; quanti sono morti nelle miniere di carbone? tantissimi!; quindi il nucleare è la scelta perfetta, che minimizza il numero delle vittime (inevitabilmente sacrificate sull'altare della doccia calda, ma questo è un altro discorso...).
Ora, a parte l'ovvia considerazione che i morti nelle miniere di carbone non sono vittime del carbone ma, in genere,  delle selvagge condizioni di lavoro imposte dal padronato, occorre notare che la morte in miniera è di tipo "puntuale": coinvolge i minatori intrappolati e la cosa finisce lì. La morte da radiazioni non è generalmente immediata, ma allunga i suoi tentacoli negli anni a venire e miete la maggior parte delle sue vittime a distanza - spesso lunga - dai fatti. 
Questo, oltre a dare  adito a simpatiche controversie tra vittime e compagnie di assicurazione: i tuoi tumori multipli sono causati dal fatto che mangi troppa mortadella, e non dal tuo essere stato esposto ad elevati livelli di radiazioni venti anni fa, per cui non ti pago... consente ai nostri ferrei filo-nucleari di tenere appunto  basso il numero delle vittime "dirette". Ecco, coloro che in questi giorni hanno lavorato in prossimità dei reattori danneggiati e si sono beccati delle dosi massicce di radiazioni, non moriranno subito, e per questo vanno maggiormente onorati.  
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