giovedì 19 maggio 2011

Dominique Strauss-Kahn Defended Witlessly By Bernard-Henri Levy And Ben Stein

Mi è stato chiesto: "Ma di Strauss-Kahn, non dici nulla?" Sentendo di dovere una risposta alla gentile lettrice che tanta parte occupa del mio ultimo orizzonte, mi sono immerso nei risultati fornitemi dal insonne démone che  mi digerisce le nefandezze  apparse sulla stampa nelle cinque lingue comunitarie, ben suddivise per generi e spurgate del superfluo. Che dire? Una gran parte degli articoli punta sui riflessi che l'arresto di DSK (come viene affettuosamente chiamato in Francia) potranno avere sull'economia mondiale, mentre un'altra - e consistente parte, di area francofona - si interroga sulla possibilità che si tratti di un complotto, fino a respingere con indignazione, ed a prescindere, la possibilità che ci si trovi di fronte ad un effettivo, e turpe, reato. L'area anglofona punta sulla necessità di un rapido ricambio al vertice del FMI: è imbarazzante avere in quel luogo una persona chiacchierata al punto da non poter godere della libertà su cauzione, sempre a prescindere. Una piccolissima parte, infine, punta la propria attenzione  sulla presunta vittima dello stupro (la presunzione d'innocenza è d'obbligo: è valsa per Previti, con la faccia che si ritrova da colpevole di qualunque reato, figuriamoci se non vale per quel super-simpa di DSK!). 
Ed è proprio sulla presunta vittima dell'abuso che vorrei spendere due parole, immaginandola sottoposta ad enormi pressioni ed in gravi difficoltà: pensiamola - tanto per restare nella fanta-politica - strumento di un complotto. I complottardi dovevano comunque conoscere il loro pollo e sapere che non avrebbe resistito all'idea di possedere forzosamente una femme de chambre, la quale, a propria volta, doveva avere un'idea del sacrificio che le si richiedeva. Insomma, l'idea del complotto - che ha attraversato i francesi (57%) nelle prime ore, non regge tanto e la possiamo scartare. 
La povera signora - 32 anni, una figlia di 15 ed una vita difficile  (vive nel Bronx, cioè non esattamente nei quartieri alti e non per scelta personale), migrante in un paese che non è molto tenero con i lavoratori a bassa qualifica e li paga il meno possibile, ha avuto un coraggio da leonessa nel denunciare il suo facoltoso e potente assalitore. Oltre all'accusa di essere strumento di un complotto, attualmente è sospettata di essere sieropositiva (vive in un casamento con sieropositivi, pare) e rischia grosso. Diciamo che potrebbe sparire come Elia su di un carro di fuoco (il che impedirebbe una deposizione in aula, con sollievo del convenuto) od essere spinta a ritrattare col terrore, o sommersa di soldi (un bel po' di dollari infilati nel materasso,  o fatti transitare sul suo conto con data utile a sostegno della teoria del complotto e poi una soffiata alla polizia...). Non ha molti estimatori in campo maschile; da questo sono anzi venuti commenti di notevole squallore, centrati sul fatto (pare essere incontrovertibile) che il farsi forzosamente una serva, quando si è un uomo di grande potere non sia poi così grave. Il fatto veramente grave  è che la serva abbia avuto l'impudenza di ribellarsi, gettando nel caos i mercati finanziari (per inciso, tutto questo caos non lo vedo) e infangando la reputazione del [presunto] stupratore. Anche in campo femminile, a parte alcune voci, non si è sentito granché.
Intanto, dobbiamo prendere atto che - essendo maschi - si può salire a posizioni di grandissimo potere pur essendo fortemente disturbati (stanno emergendo in questi giorni, dopo anni di omertà, altri trascorsi poco commendevoli del super-simpa, tutti indicativi di una personalità malata) e che il machismo - quando uno ce l'ha duro ce l'ha duro ed in fondo le femmine non desiderano altro - trova immediatamente schiere di volonterosi difensori. I miei migliori auguri alla signora...
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2 commenti:

Simona Ferlini ha detto...

ti segnalo questo articoletto di Barca, sull'ottimo blog "etica ed economia":
http://www.eticaeconomia.it/strauss-kahn-e-la-giustizia-usa.html

Io personalmente penso che la storia puzzi più di un pesce di sei giorni. S.

squiliber ha detto...

La storia, certamente, puzza. Ma - ripeto - ciò che mi colpisce è la dimensione, come dirti? "maschile" del linguaggio e delle coordinate semantiche con, e in, cui la penosa vicenda viene trattata. Sinceramente, non mi interessa tanto l'indagare se si sia trattato di un complotto o se la vittima della violenza si sia trovata inconsapevolmente sostituita ad una professionista che - si immagina - avrebbe ben saputo secondare le pulsioni alla violenza del facoltoso cliente. Ciò che veramente mi colpisce è la stereotipizzazione del rapporto tra i due sessi nell'enorme asimmetria tra i protagonisti: l'uomo, ai vertici del potere mondiale, adulato e vezzeggiato ma che necessita del possesso violento per assaporare compiutamente il proprio potere; la donna - cameriera o escort che sia - preda, reale o simulata, all'estremo opposto della scala sociale schiacciata nella dimensione di mero "corpo/oggetto".

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