mercoledì 15 giugno 2011

The Catcher in the Rye

"The Catcher in the Rye", [1] conosciuto in Italia come "Il giovane Holden", non è un romanzo allegro; anzi, possiamo pensare che il suo duraturo successo presso più generazioni di lettori (la prima edizione è del 1951) sia dovuto proprio all'inquietudine senza nome che divora il giovane protagonista e che - in maggiore o minore misura - ognuno può riconoscere in sé stesso adolescente. Se lo definiamo consolatorio, non sarà quindi per un facile lieto fine, che difatti manca: gli esiti sono aperti e non sappiamo quale sarà il destino di Holden, ma per il dono che ci fa del riconoscere il nostro individuale tormento nel più generale streben dell'essere umano, assumendolo così nel mito - ciò che accade sempre ed è quindi senza tempo - salvandolo, e salvandoci,  dall'abisso dell'insensatezza
Quello che sento come il nucleo del libro, quello a cui sono ritornato più e più volte con sempre rinnovato piacere e meraviglia cade quasi al termine: una mezza paginetta in cui Holden, nella sua clandestina visita notturna alla sorellina Phoebe, si confessa e ci svela l'origine del titolo dato da Salinger alla sua novel: Phoebe, una bambinetta, seduta sul letto, ascolta il fratello e contemporaneamente segue un proprio filo di pensiero: 


"[....] "Daddy's going to kill you. He's going to kill you" she said"


Holden, che ha appena pensato alla sorellina come a ciò che effettivamente è, "only a little child" ma che ha saggiamente concluso che alla fin fine, il mero fatto che qualcuno ti ascolti non è poi così male, ci racconta:


"I wasn't listening, though. I was tinking about something else - something crazy. "You know what I'd like to be?" I said. "You know what I'd like to be? I mean if I had my goddam choice?" 
"What? Stop swearing"
"You know that song 'If a body catch a body comin' through the rye'? I'd like-"
"It's 'If a body meet a body coming through the rye'!" old Phoebe said. "It's a poem. By Robert Burns."
She was right, though. It is 'If a body meet a body coming through the rye.' I didn't know it then, though.
"I thought it was 'If a body catch a body,' I said.
"Anyway, I keep picturing all these little kids playing some game in this big field of rye and all. Thousands of little kids, and nobody's around - nobody big, I mean - except me. And I am standing on the edge of some crazy cliff. What I have to do, I have to catch everybody if they start to go over the cliff - I mean if they're running and they don't look where they're going. I have to come out of somewhere  and catch them. That's all I'd do all day: I'd just be the catcher in the rye and all. I know it's crazy, but that's the only thing I'd really like to be. I know it's crazy"[...]" [1]


In queste poche, intense e commoventi righe, Salinger ci mostra il dibattersi di un'anima - magnanima, è il caso di usare questo termine - lacerata tra l'inesprimibile e magmatica  pulsione interiore e le convenzioni in cui si trova costretta. Quella che molti anni dopo, J. Hillmann nel suo "Il codice dell'anima" [2] avrebbe chiamato "l'agire della ghianda" coll'intendere il potente vento - sprigionato dal nucleo più nascosto del Sè, a cui le nostre vele - spesso a nostra insaputa - sono piegate.
La deliziosa piccola poesia di R. Burns citata da Holden è questa:


"Gin a body meet a body
Coming thro' the rye,
Gin a body kiss a body
Need a body cry?" 



e, come vediamo, differisce leggermente anche dalla versione che ne dà la piccola Phoebe. Probabilmente Salinger credette opportuno sostituire "if" all'originale "gin" per rendere più verosimile il colloquio tra due piccoli newyorchesi del 1949, non particolarmente versati nello Scots usato da Burns [3]
  1. J.D. Salinger "The Catcher in the Rye" Little, Brown and Company, New York 1991, pp. 172 sgg.
  2. J.Hillman "Il codice dell'anima" Adelphi, Milano 2009
  3. Robert Burns: "The complete Works" http://www.gutenberg.org/ebooks/18500

Nessun commento:

Ultimissime UAAR

Networked Blogs