lunedì 21 aprile 2008

L'applicazione della legge 194

Trascrivo integralmente il testo di una dolente lettera scritta da Angelo Pugliese a Corrado Augias e pubblicata su "La Repubblica" del 20 Marzo 2008. Condivido pienamente lo sdegno ed il dolore provato dal Sig. Pugliese e dalla moglie. Ecco il testo:

"Caro Augias, mia moglie era incinta alla 19a settimana. Alla bimba viene diagnosticata una malformazione cardiaca che le avrebbe dato morte certa ma in tempi da definire.. All'ospedale cattolico ci fanno intendere che l'aborto terapeutico è la soluzione più caritatevole. Il ginecologo di mia moglie ci dà gli indirizzi delle cliniche londinesi "a 20 minuti dall'aeroporto".
Io mi incaponisco nell'esigere un diritto di legge in Italia. In estate, in tutta Roma ci sono solo due ospedali che fanno questo intervento; nel primo l'unico ginecologo non obiettore è in ferie, nell'altro il dottore sarà di turno notturno di lì a quattro giorni. Dopo una settimana riusciamo ad essere presi in carico. Lo psichiatra chiede a mia moglie se "dopo pensa di stare male"; nel dubbio le prescrive tranquillanti ed antidepressivi, perchè dopo non ci saranno altre visite.
In camerata, un'attivista di movimenti Pro-Life avvicina mia moglie senza che il suo parere fosse richiesto. Il giorno prima dell'induzione del parto naturale un dottore compassionevole ci suggerisce sottobanco di fare richiesta di non accanimento terpeutico, come per i malati terminali.
Lara, nostra figlia, muore naturalmente poche ore prima dell'inizio del travaglio. Il travaglio e la rottura delle acqua avvengono in una camerata da otto durante l'ora di ricevimento parenti. Il travaglio non avviene in sala parto perchè "lì nascono i bimbi sani e sua moglie potrebbe averne delle ripercussioni psicologiche". Valuti Lei cosa c'è da rivedere nell'applicazione della 194".
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Fine della lettera, che non necessita di commenti.

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