Nel 2001 iniziai a riflettere su di un fenomeno - allora inedito nell'Italia contemporanea - che mi appariva mostruoso: la Destra giunta al potere infettava la lingua, rendendo inutilizzabili intere serie di parole. Pensate ad esempio al già nobile termine "libertà" che nell'accezione berlusconiana ha assunto la valenza di "licenza", "sopruso", "impunità" e che, a causa di questa deformazione può oggi difficilmente essere utilizzato senza destare sospetti nell'ascoltatore onesto, e comunque a prezzo di accurati distinguo che ne delimitino l'ambito di utilizzo, l'universo del discorso. Sull'onda di questa riflessione mi rivolsi all'opera di Viktor Klemperer (il filologo cugino del più noto direttore d'orchestra Otto Klemperer) che nel suo LTI (Lingua Tertii Imperii) scritto - clandestinamente - tra il 1933 ed il 1945 a Dresda, analizza magistralmente, nel suo quotidiano formarsi, l'archetipo di tutti i linguaggi totalitari: La lingua del nazismo; la lingua del III Reich. [segue...]
Estraggo dal corpo dell'articolo; grassetto mio :
"LA DISTRUZIONE del linguaggio è la premessa di ogni futura distruzione. Se si ricorda il presagio di Karl Kraus, è indispensabile esaminare nei suoi esiti più radicali la semplificazione del discorso pubblico del governo che appare così vincente e convincente da far sostenere a Edmondo Berselli che "la democrazia contemporanea è più vicina a un format che a un complesso strutturato di regole"; a Michele Serra che "la sinistra" deve darsi da fare, lungo questa strada semplificatoria, per sopravvivere nell'èra del "pensiero sbrigativo"; a Marino Niola che "ridotta a format, l'offerta politica contemporanea fa riaffiorare mitologie che appartengono agli strati più remoti della rappresentazione del potere [.....]. Una verifica della presenza dell'Ospite (il totalitarismo N.d.R.) nella nostra democrazia deve esplorare la relazione essenziale del totalitarismo con la libertà (e il linguaggio, abbiamo visto, n'è la prima vittima) perché è un totalitarismo che non si costituisce più esplicitamente, visibilmente, come violenza e terrore e distruzione dell'Altro, ma più occultamente "lavora" (ancora Forti) nel nesso tra vita umana e potere politico; nelle modalità del rapporto tra realtà e finzione; nell'assenza di strumenti idonei per orientarci tra il bene e il male, di definizioni, orientamenti, consapevolezze che oggi ci impediscono anche di riconoscerlo il male, di averne un'idea, un pensiero. Ora sono queste le [....] sfide che attendono la sinistra, non lo scimmiottamento del "padre totemico", della sua neolingua totalitaria"
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Karl Kraus "Gli Ultimi Giorni dell'Umanità" Adelphi - Milano 1996
Elias Canetti "Potere e Sopravvivenza" a cura di Furio Jesi - Adelphi, Milano 1974
George Orwell "1984" Mondadori - Milano 1952
Vedi anche l'interessante:
ove si mettono in relazione tra di loro - giustamente - i lavori di Beradt e Klemperer.
Charlotte Beradt "Il Terzo Reich dei Sogni" Einaudi contemporanea - Milano 1991
Massimo Recalcati (a cura di) "Forme contemporanee del totalitarismo" Bollati Boringhieri - Milano 2007
Massimo Recalcati (a cura di) "Forme contemporanee del totalitarismo" Bollati Boringhieri - Milano 2007
Viktor Klemperer "LTI" Reclam Verlag - Leipzig 1975
Raffaele Simone "Il mostro mite" Garzanti - Milano 2008
3 commenti:
Non condivido la chiusura di D'Avanzo, che 'Ora sono queste le dannate sfide che attendono la sinistra, non lo scimmiottamento del "padre totemico", della sua neolingua totalitaria'. Beh, forse occorrerebbe capire che anche il politichese è una forma di format, forse più subdolo del format stesso. La dannata sfida del linguaggio è dell'uomo, e non riesco proprio a pensare che l'uomo che parla sia automaticamente di 'sinistra'. Sarebbe la fine.
Sono perfettamente daccordo con te. Prenderò spunto dallo scritto di D'Avanzo per ordinare, nei prossimi giorni, su carta delle mie sparse riflessioni sulla questione del linguaggio.
Puo anche leggere "LQR: la propagande du quotidien" di Eric Hazan che è un libro molto interessante sulla nuova maniera da parlare dei giornalisti e i nostri politicante. Edificante.
Scuzi per il mio italiano un po rock'n'roll e grazie per la vista.
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