giovedì 7 gennaio 2010

Vogliamo la riapertura del Cinema Centrale

Dal Comitato "salviamo il Cinema Centrale" ricevo e pubblico, facendo mia in toto la lettera:

Viareggio 2 dicembre 2009

Lettera aperta sul cinema Centrale

Venuti a conoscenza dell'arrivo del nuovo parroco di Sant'Andrea, Maurizio Gabbellini, come rappresentanti del Comitato “Salviamo il Cinema Centrale” abbiamo chiesto di incontrarlo, nella speranza di poter offrire la nostra collaborazione per risanare una ferita tuttora aperta.

Poiché questo appuntamento ci è stato negato con la motivazione che il parroco ha bisogno di molto tempo per studiare bene la questione, poniamo di nuovo all'attenzione della città il problema del cinema Centrale. Al parroco unitamente a questa lettera invieremo la documentazione in nostro possesso sulla storia, il legame con la città e le ultime vicende del cinema, documentazione che gli potrà essere utile.

Ricordiamo che il Comitato è nato tre anni fa circa, quando fu presentato in Comune, dall'allora parroco Francesco Bergamaschi, un progetto di ristrutturazione edilizia che prevedeva negozi, uffici, appartamenti e quindi la distruzione di un pezzo di storia della nostra città, il cinema Centrale appunto.

Senza negare i diritti della proprietà , sanciti dalla legge, pensavamo, ingenuamente, che certi argomenti relativi a legami, affetti, interesse culturale, avrebbero ricevuto attenzione, visto che la proprietà in questo caso era costituita da una parrocchia.

Così non è stato.

La parrocchia, disse Bergamaschi, aveva bisogno urgentissimo di spazi per i giovani e per le numerose attività parrocchiali.

La parrocchia ha ottenuto così la chiusura del Cinema Centrale giovedì 28 maggio 2009 dimostrando in questo modo una totale mancanza di rispetto per la storia e i sentimenti di una città e una assoluta indifferenza per il destino di 4 lavoratori che hanno perso il loro lavoro.

In cambio del rinvio di circa due anni, ottenuto, è bene ricordarlo, con una fortissima mobilitazione, il parroco Bergamaschi ha preteso non solo la totale messa a norma della sala fin nei più piccoli particolari, ma anche tutta l'attrezzatura, poltroncine, apparecchiature, ecc. con la motivazione che avrebbe riaperto la sala al più presto, una volta realizzato un bagno per disabili.

A parte il fatto che la sala poteva essere riaperta il giorno dopo lo sfratto e che nel frattempo nessuno ha chiesto l'autorizzazione per il bagno, dove è finita tutta l'urgenza per le attività dei giovani se la sala, dopo sei mesi, continua ad essere chiusa ?

A sei mesi dal 28 maggio il nuovo parroco, Maurizio Gabbellini, nega l'uso della sala all'Università della Terza età e afferma sulla stampa che ha bisogno di tempo, almeno un anno, per capire e decidere.

Allora perché, in questo frattempo, non si è permesso di continuare l'attività e quindi il lavoro a chi di quel lavoro viveva, visto che le idee sul futuro della sala erano così poco chiare? Oppure non sono affatto poco chiare, le idee, ma sono difficilmente sostenibili in un momento, ancora troppo vicino alla chiusura.

Noi invece una cosa l'abbiamo molto chiara: in tutta questa vicenda qualcuno, o più di uno, non gioca la partita in modo limpido.

Per fare chiarezza intanto il nuovo parroco una cosa potrebbe fare: ritirare il progetto di ristrutturazione edilizia, dimostrare che non ha legami con interessi di privati che forse aspettano solo il momento buono per uscire da dietro le quinte.

Per fare chiarezza il Sindaco Lunardini, che ha assistito alla chiusura del Centrale senza muovere un dito, potrebbe affermare pubblicamente che lascia nel regolamento urbanistico il vincolo, che la precedente amministrazione aveva posto, cioè di una destinazione d'uso legata alla cultura e potrebbe dichiararsi indisponibile a una trasformazione totale o parziale, ad uno smembramento della sala per usi commerciali.

Se qualcuno pensa che il cosiddetto pubblico del Centrale si accontenti del cineforum al teatro Eden, che i cittadini di questa città si rassegnino alla distruzione di uno di quei luoghi del cuore che costituiscono la trama degli affetti su cui una comunità si regge, si sbaglia di grosso.

Invitiamo tutta la città a mantenere un forte impegno per contrastare tutte le scelte, private, amministrative e politiche che sacrificano la cultura e quindi la democrazia e a chiedere con forza che il cinema Centrale venga riaperto perché possa ritornare ad essere quel luogo di incontri e di relazioni che è stato.

L'abbiamo detto il 28 di maggio, lo ripetiamo ancora oggi: la storia non finisce qui.

Su questa lettera aperta apriamo una sottoscrizione, le adesioni possono essere inviate anche tramite mail al seguente indirizzo:

comitatocinemacentrale@gmail.com

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