giovedì 7 febbraio 2008

Cuore di mamma (e non solo)


Complice la “penuria juventutis” causata dal fare al massimo un figlio ed in età avanzata, l’amore genitoriale, la cura parentale e la sollecitudine dei genitori verso la prole hanno subito in Italia un progressivo spostamento di senso, assumendo coloriture che ad uno straniero possono apparire facilmente sorprendenti. L’espressione materiale del moderno amore materno e paterno mi sembra sempre più avvicinarsi alla cura che si pone nella manutenzione dei beni materiali costosi di cui ci circondiamo (tenerli al riparo dalla polvere, dagli urti, lucidi e asciutti, ecc. insomma ala riparo dall’usura affinché durino più a lungo) più che alle esigenze di formazione ed emancipazione di un giovane organismo che dovrà, ahimé quanto presto, affrontare da solo le durezze della vita.
In questo atteggiamento, più proprietario che improntato alla formazione, rientrano sia i comportamenti che per essere decisamente aberranti approdano nelle pagine di cronaca dei quotidiani (padre appoggia la pistola sul tavolo durante il colloquio con l’insegnate della figlia liceale un po’ asina, madre picchia il professore del figlio punito per aver fumato in classe, ecc..), sia quelli di più “normale amministrazione” tesi a difendere il pargolo/la pargola discoli o criminaloidi, sempre, in qualunque sede, contro tutti e sopratutto contro la più plateale evidenza. Una bocciatura, rarissima peraltro e per questo segno palese che il/la giovane sarebbe più adatto/a al riformatorio che alla penna, sfocerà sicuramente non in ceffoni al discolo, ma in un ricorso al TAR.
L’irritata sorpresa, l’esibita incredulità di fronte al figlio in stato di fermo perchè colto in flagrante a gettare sassi da un cavalcavia piuttosto che ad incendiare la scuola o a scippare le vecchiette per acquistare l’ultimo videofonino, o - l’ultima moda - a violentare la compagna mentre altri coetanei riprendono l’allegra scenetta per pubblicarla su You Tube, insomma la totale e preventiva abdicazione a qualunque funzione educativa di fronte alla società, ove questa minacci la loro proprietà, il loro gruzzoletto a due gambe, ha due effetti dirompenti e speculari: primo, i bambini e gli adolescenti italiani, maleducatissimi, sono un concentrato esplosivo di desideri che “devono” avere immediata soddisfazione e non ammettono dilazioni o decurtazioni; secondo, gli stessi esibiscono una fragilità spaventosa di fronte alle più banali difficoltà dell’esistere; Il suicidio per un brutto voto è all’ordine del giorno.
Quest’insieme di considerazioni, avvalorate dalle notizie che si accumulano giornalmente, mi spinge a pensare che in fondo, gli italiani non amino i propri figli e che la plateale esibizione del clan familiare schierato nell’apparente difesa del giovane analfabeta e asociale celi in realtà l’inconscia pulsione a renderlo incapace di affrontare da solo la vita: un eterno figlio, un concorrente in meno, una illusione di immortalità.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bello

Anonimo ha detto...

vediamo la prossima puntata.

Anonimo ha detto...

a Cuore di mamma.
Sono d’accordo su tutto, ovviamente. Penso che dipenda anche da genitori (solo anagraficamente tali) a loro volta bambini mai cresciuti, incapaci di favorire un “crescere” di cui non hanno personale esperienza. Difficile pensare ad un “adulto” vedendo scendere da un SUV da tre tonnellate nero-morte-metallizzato (non si vede il cannoncino da 21 mm a tiro rapido, ma forse è nascosto dalla calandra, o non l’hanno trovato nella lista degli optional) appena lasciato in mezzo alla strada, una cinquantenne ossigenata, lampadata, palestrata, leopardata, cavallata (vestita da Cavalli) che issa il medio all’indirizzo dei malcapitati che hanno protestato (ma chi cazzo credono d’essere?) e accompagnare a scuola un gaglioffo coperto da cinquemila euri di paccottiglia strafirmata. Chiaro che al primo rimprovero che riceverà il cerebroleso, la mamma gli spiegherà che l’insegnante (se donna) non se la chiava nessuno dai tempi di Nilla Pizzi o (se uomo) che c’ha più corna di tuo padre, eppoi che sono tutte cazzate, che se perdevo tempo con la grammatica, col cazzo che mi facevo la piscina. Eppoi se continua a stracciare la minchia ci penso io a spaccargli il culo.
Immaginabili gli esiti pedagogici. La tragedia è che tale fauna ai più non fa schifo, ma invidia.
Braccio dei politici, 11 Febbraio 2008, anniversario dei Patti Lateranensi. Wow.
A la prochaine, mes amis.
Il lessicografo

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