venerdì 13 giugno 2008

Come non dirci padani?

La padanitudine (padanità?, padanezza?, padanosità? padanizie? ) è uno stato dell'anima più che una questione di nascita o collocazione geografica, come ben può testimoniare la gentile signora Angela Maraventano, ristoratrice e vicesindaco leghista di Lampedusa.

Questo stato dell'anima, che definisce l'individuo come altro dall'Altro, più che come se stesso, e che quindi ha il notevole pregio di evitargli le fatiche dell'individuazione, ha riscosso e riscuote tuttora un notevole successo. Al giorno d'oggi l'Altro è massicciamente presente in mezzo a Noi e pare esibire spesso una vasta gamma di comportamenti e convinzioni inquietanti. Sembra quindi giunto il momento di sfruttare appieno, senza inutili moralismi, questa felice congiuntura poichè niente cementa l'identità individuale e collettiva quanto una sapiente e calbrata demonizzazione dell'Altro ed il cielo sa quanto gli Italiani, disuniti, incattiviti e rissosi, abbiano necessità di una identità e di un collante nazionale. La mistica padana ed in particolare il suo germe strapaesano e xenofobo appaiono ideali allo scopo. Oltretutto, esaurito un Altro, se ne può facilmente trovare un altro che occupi il posto del primo. L'Altro, è - per definizione - fungibile.
Ma facciamo un passo indietro: nella Germania fascista, l'incarico di presentare alle masse l'Altro nella giusta luce era affidato a "Der Stürmer" settimanale diretto da Julius Streicher, che poteva giovarsi dell'indubbio talento di illustratore di "Fips", al secolo Philipp Rupprecht. Le sue caricature ebbero subito un enorme successo negli strati più bassi (ma non solo) della popolazione.

Gli articoli di Der Stürmer rispecchiavano il tenore delle caricature: scandali, sesso, stupri e crimini perpetrati dai «giudei» nei confronti dei virtuosi «ariani». Una delle più violente campagne di propaganda di Der Stürmer fu quella che accusò gli ebrei di compiere omicidi rituali a danno di bambini tedeschi. (fonte Wikipedia)

Il settimanale vede la luce nel 1923 ed all'inizio si limita a vivacchiare, ma, il 30 Gennaio 1933, a seguito di regolari elezioni, Adolf Hitler viene nominato Cancelliere. Inizia il Reich millennario. Neanche due mesi dopo, il 21 Marzo, viene inaugurato il campo di concentramento (presto diventato di sterminio) di Dachau. Il primo di una vasta serie di campi dove etnie indesiderate ed invise ai piccoloborghesi, (come ad esempio gli zingari: guarda te come è strana questa ricorrenza nella "percezione del rischio"!) vennero concentrate e rese innocue con adeguati trattamenti. Quest'opera meritoria non fu purtroppo (per una serie di malintesi) portata a compimento, ma il seme era stato comunque gettato, ed in un terreno oltremodo fertile, come la successiva storia del XX.secolo si è incaricata di dimostrare.

Dobbiamo riconoscere a Der St. il merito di aver modellato la base emotiva di massa per cui i tedeschi di origine ebrea, perfettamente assimilati e buoni patrioti poterono essere rapidamente trasformati in "Stinkjuden" [1] e come tali, l'Altro appunto, additati al pubblico disprezzo, segregati e sterminati.

Nell'Italia di oggi un esperimento simile potrebbe essere tentato (cogliendo intelligentemente i segnali che emergono copiosi dalla cosidetta "società civile") a spese dei Rom. Esaminiamo la questione più da vicino: Rom, Sinti e Camminanti in Italia sono circa 160.000 (pochissimi). Non godono di rappresentanza, pur essendo spesso italiani di seconda e terza generazione. Attorno a loro l'allarme sociale è altissimo (rubano i bambini...!!!), [ci sono sempre i bambini di mezzo, quando si comincia a sentire odore di filo spinato], il disprezzo, e l'invidia per le risorse (scarse, ma fortemente mediatizzate) a loro destinate, fortissimi. Questa miscela - sull'onda del successo elettorale della destra - ha già portato ad alcuni tentativi di pogrom ed a una accentuata militarizzazione dei rapporti tra "zingari" [ma sì, chiamiamoli col loro nome!] e le istituzioni.

Certamente non possiamo pensare che il telegoverno sia disposto a lasciare una questione così capitale all'iniziativa privata. [liberisti sì, ma non fino a questo punto!] E poi il pogrom non è produttivo [2]. Occorre che lo Stato ci metta mano ed primi segnali si vedono già, ma ancora disorganici. Urge inquadrare la questione zingara in una cornice unitaria, con un moderno Streicher che porti l'opinione pubblica alla giusta temperatura. Non faccio nomi, per non suscitare invidie, ma nel fertile panorama del giornalismo italiano si troverà certamente un personaggio ed una testata disposti ad affrontare il gravoso ma necessario compito. Dopotutto, lo chiedono gli Italiani!

Dopo di ché, dato il loro esiguo numero, i bisognosi di "rieducazione" [già schedati: DNA e impronte digitali per tutti i Rom, ci annunciano oggi] potranno essere concentrati in tre o al massimo quattro campi nelle vicinanze dei maggiori termovalorizzatori (quelli già esistenti!) ove essere adeguatamente trattati, praticamente senza rilascio di diossina e senza incremento della CO2, nell'arco massimo, secondo stime attendibili, di circa nove mesi. [3] L'esperimento, condotto su di una base numerica così ridotta, consentirà di rodare la macchina organizzativa, di individuarne la giusta collocazione nel palinsesto [4] [mai ammantare l'iniziativa di segretezza, errore - perdonabile peraltro, erano dei pionieri - in cui incorsero a suo tempo Himmler e le SS] e di predisporre il merchandising collaterale. All'opera, l'atmosfera è propizia, il consenso attorno al telepremier crescente [il 68%, si attribuisce Lui, abbastanza da giustificare qualunque nefandezza!] e, come nota il vertice degli industrali, in questo momento si può fare tanto, e bene!

[1] Stinkjude: giudeo fetente; così venivano chiamati gli spettri violacei, scheletriti, rasati e divorati dai pidocchi che popolavano i campi; apostrofati così non solo dai Kapò o dalle SS, ma dai "civili" nelle rare occasioni in cui venivano a contatto con questi. Vedi, per tutti: in Primo Levi, "Se questo è un uomo" le pagine dedicate ai civili impiegati nel laboratorio chimico della Buna di Monowitz. Mi è stato fatto notare che non ho citato tutte le altre categorie di Haftlinge che hanno sofferto e sono morti nei campi, passando per il camino o seppelliti nelle fosse comuni. Rispondo che purtroppo ho ben presente oltre che la vastità anche la varietà del fenomeno, ma che in questo post mi preme porre l'accento sullo sfondo etnico e razziale della Shoah, di cui gli Ebrei sono stati comunque le maggiori vittime.

[2] Vedi il dibattito nato all'interno della NSDAP dopo la cosidetta "Notte dei cristalli", dibattito che sfociò, tre anni più tardi, nella conferenza del Wannsee.

[3] Quattro campi con una popolazione iniziale di 40.000 rieducandi a campo consentono di trattare circa 225 pezzi al giorno per 20 giorni/mese, su 9 mesi. Una cifra di tutto riposo, che non crea tensioni con il sindacato e non interferisce con il conferimento dell'RDF al termovalorizzatore.

[4] Nella mia colpevole ignoranza del mezzo televisivo avrei pensato ad un format tipo "Il Grande Fratello" ma, ovviamente, non pretendo di rubare il mestiere ai professionisti del settore che - ne sono certo - sono già all'opera.



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